Fare tabula rasa nella testa è impossibile. In qualche modo, la mente è sempre in attività. Il problema è quando si fissa su un’idea, un argomento, che poco alla volta si prende sempre più spazio e tempo.
L’attività di “pensare troppo” è definita in maniera calzante dalla parola inglese “overthinking” ed è una condizione che può generare problemi di autostima e fiducia nel futuro e nei casi più gravi ansia e depressione.
Ma come si innesca questo meccanismo e in che modo si manifesta? E soprattutto, è possibile spezzarlo? Noi di Junglam ci siamo rivolti a Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach italiana, per saperne di più e capire come affrontare l’overthinking.
Cos’è l’overthinking e quali sono i sintomi
Dal punto di vista letterale, “overthinking” significa “pensare troppo” e non ha un valore negativo in senso assoluto. Ma come osserva Marina Osnaghi, lo assume quando, anziché offrire una soluzione o essere utile ad affrontare in modo positivo una situazione, diventa di per sé un problema e una condizione che porta all’inazione.
In altre parole, quando la mente rimane bloccata in un pensiero ossessivo e circolare e il self talk si fa continuo e opprimente, si finisce con il perdere di vista il qui e ora e con il concentrarsi su qualcosa privo di basi attuali e concrete e sulle sue altrettanto improbabili conseguenze. Il risultato è una condizione di scollamento dalla realtà, che porta a provare insicurezza e sfiducia in se stessi e nel futuro.
La Master Certified Coach spiega che l’overthinking può trasformarsi in “rimuginio”, ovvero un dialogo interiore utilizzato per prevenire e controllare situazioni incerte, che viene messo in pratica per contenere l’ansia, ma finisce con alimentarla e renderla più acuta. E nei casi più gravi può diventare “ruminazione mentale”, una forma di pensiero che si focalizza su un evento negativo del passato e lo elabora e rielabora allo sfinimento, con l’obiettivo di renderlo meno pervasivo e doloroso, ma finendo con il fare esattamente il contrario e generare uno stato di rabbia o di depressione più o meno grave.
Le cause dell’overthinking
Cosa provoca l’overthinking? Marina Osnaghi rivela che le cause del “pensare troppo” possono essere molteplici, ma all’origine di tutte ci sono un sentimento di paura e il bisogno di controllo.
Più in generale, l’overthinking è una strategia messa in atto per affrontare una situazione o un evento che genera preoccupazione, timore e dolore, immaginando tutta una serie di scenari e di azioni per gestirlo ed evitare (o almeno, cercare di arginare) le sue conseguenze, che vengono considerate catastrofiche. Per questa ragione, come osserva la Master Certified Coach, l’overthinking si innesca molto spesso nelle relazioni amorose, nei rapporti familiari, nelle dinamiche lavorative e in tutte quelle situazioni che presentano un elevato grado di incertezza, non dipendono solo da chi le vive e hanno il potere di generare grandi cambiamenti.
In questo senso, il pensare troppo è quasi sempre (per non dire sempre) la manifestazione di una condizione di poca o nulla conoscenza di sé, che rende molto difficile gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti, affrontare la realtà ed essere pienamente realizzati.
Come smettere di overthinking
L’overthinking può diventare un nemico e anche molto pericoloso. Ma la buona notizia è che è possibile arginarlo e fermarlo del tutto prima che degeneri e abbia conseguenze sulla quotidianità e la salute di chi lo vive.
Marina Osnaghi spiega che esistono diverse azioni pratiche (piccole e grandi) che aiutano a controllare e a mettere un freno al flusso dei pensieri e l’attività fisica e i lavori manuali sono tra queste. Concentrarsi sullo sforzo fisico e fare attenzione a procedure e dettagli svuota la mente e aiuta a ritrovare il focus sul qui e ora.
In alternativa, possono funzionare esercizi di concentrazione e respirazione. Nel primo caso, la Master Certified Coach suggerisce di descrivere un oggetto facendo un elenco il più esauriente possibile delle sua caratteristiche quantitative, come la forma, la dimensione, il colore e via dicendo. Nel secondo, invita a prendere consapevolezza del proprio respiro, facendo attenzione a come si sviluppa e al suo ritmo. Entrambe queste attività creano un collegamento concreto e attuale con la realtà e vanno ripetute più volte, fino a spezzare il loop dell’overthinking.
L’upgrade degli esercizi di concentrazione e meditazione è rappresentato dalle tecniche di meditazione, che sono molto utili non solo per affrontare con successo il pensare troppo, ma più in generale per maturare consapevolezza di se stessi e della realtà.
In tal senso, tra le strategia proposte da Marina Osnaghi c’è anche quella di tenere un diario degli episodi di overthinking. Scrivere su un quaderno (meglio che sul pc) quando capita di mettersi a pensare troppo e registrare le sensazioni collegate aiuta sia a capire cosa innesca il loop, quale forma prende e come si riflette sull’esistenza, sia a prendere coscienza delle proprie emozioni e dei propri sentimenti e in ultima istanza a conoscere (meglio) se stessi e a sviluppare i propri talenti per vivere una vita piena e felice.
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