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Mamme

Affrontare la gravidanza durante l’emergenza da Coronavirus

Scritto da Irene Lodi Rizzini

Che rischi ci sono per le mamme in attesa durante questa emergenza sanitaria? Cosa cambia negli ospedali? Come gestire l’ansia? Ecco le indicazioni dell’ostetrica e della psicologa.

L’attesa di un bambino e il periodo immediatamente successivo alla nascita del bebè sono fasi delicate per ogni donna, tanto più per quelle mamme che si trovano a viverle nel pieno dell’emergenza sanitaria che da mesi ha travolto il nostro Paese e il mondo.

Tutti i servizi che non sono ritenuti essenziali all’interno delle strutture ospedaliere come anche presso i consultori e i centri privati sono stati sospesi, lasciando così moltissime donne senza punti di riferimento.

La buona notizia è che in base agli studi della comunità scientifica internazionale attualmente disponibili sull’argomento è possibile affermare che il Covid-19 non sembra avere un decorso più grave nelle donne in gravidanza e in puerperio rispetto al resto della popolazione.

Ma per rispondere alle nostre domande abbiamo voluto chiedere direttamente a due professioniste, Alyson Paci, ostetrica, e Federica Gandini, psicologa e psicoterapeuta specializzata in psicosomatica, entrambe collaboratrici presso il centro multidisciplinare Ànemos di Lesmo (MB).

Coronavirus e gravidanza: risponde l’ostetrica Alyson Paci

1. Cosa cambia oggi per una futura mamma che si avvicina al termine della sua gravidanza durante questa emergenza sanitaria?

L’emergenza che stiamo affrontando sta generando una situazione di forte stress. La paura più grande per le donne che stanno vivendo una gravidanza o che hanno partorito è il contagio e le conseguenti ripercussioni sulla salute dei loro bambini. All’interno delle strutture ospedaliere sono stati ridotti la maggior parte dei servizi per la gravidanza e ciò che impaurisce di più sono le restrizioni che riguardano i papà: non possono essere presenti nelle sale parto e nemmeno nei giorni di degenza ospedaliera nel post parto. Anche i servizi territoriali si stanno riducendo, venendo così a mancare i punti di riferimento, di sostegno e presa in carico rivolti alle donne.

Il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (l’associazione professionale con sede a Londra – ndr) raccomanda alle donne, soprattutto in questo momento, di rivolgersi alle ostetriche presenti sul territorio per gravidanze fisiologiche e neonati sani. Le società scientifiche delle ostetriche come Syrio e Sisogn chiedono al Governo e alle strutture ospedaliere di avvalersi dei ruoli strategici che le ostetriche possono ricoprire per la tutela e la promozione della salute psico-fisica della donna e dei neonati.

Gli strumenti più appropriati per prevenire il contagio da Covid-19 sono sicuramente la limitazione degli accessi alle strutture ospedaliere, che devono essere ridotti il più possibile allo stretto necessario, e la riduzione dei contatti con l’esterno. Si potrebbe pensare ad una dimissione precoce e protetta dall’ospedale sia per mamma che per bambino dopo il parto, garantendo un’adeguata assistenza post parto domiciliare da parte delle ostetriche. In gravidanza, invece, molte colleghe – me compresa – organizzano e svolgono numerosi corsi online di accompagnamento alla nascita per stare vicino alle donne nonostante le problematiche legate alla sospensione delle attività pubbliche.

2. Considerato il rischio di contagio, il parto cesareo è preferibile rispetto al parto naturale? C’è un effettivo rischio di trasmissione verticale del virus, in base a quanto si sa ad oggi?

Uno studio recente fatto proprio in Cina a Wuhan su 34 donne positive al Coronavirus ha mostrato che i bimbi nati non sono positivi al Covid-19, quindi si può ritenere che non è presente una trasmissione verticale mamma-bambino. Questo ci rassicura moltissimo e vorrei rassicurare anche le mamme che è possibile il parto naturale sia per le donne positive al virus che per quelle non contagiate. Le indicazioni per l’esecuzione di un taglio cesareo rimangono tali e quali a quelle per una donna non positiva al Covid-19, quindi non è preferibile un cesareo solo perché si è riscontrato il virus, così come il cesareo non ha uno scopo preventivo per evitare la trasmissione del virus.

3. Le mamme che allattano come devono comportarsi?

È utile informare le donne che l’allattamento materno non è ritenuto in alcun modo un veicolo di trasmissione del virus sia in donne già affette da Covid-19 sia in donne che non sono positive ma che possono riscontrarlo durante l’allattamento. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la mamma può continuare ad allattare considerando soprattutto gli innumerevoli benefici dell’allattamento, che è in sé un forte stimolante del sistema immunitario: la mamma trasmette e passa gli anticorpi al bambino direttamente attraverso il suo latte. Quindi in condizioni cliniche che lo consentono, l’allattamento al seno deve essere avviato e mantenuto. Se ciò non fosse possibile, è raccomandata comunque la spremitura del latte o il tiraggio in modo tale che il bambino allontanato dalla mamma possa assumere lo stesso il suo latte.

4. Cosa possono fare le future mamme per affrontare questo periodo di attesa e incertezza, non potendo accedere liberamente a consultori e ospedali?

Tutte noi ostetriche libere professioniste ci stiamo muovendo per continuare a offrire servizi alle donne per non farle sentire sole: corsi online di accompagnamento alla nascita, consulenze telefoniche e video-chiamate, tutto ciò che è possibile eseguire da remoto per garantire la nostra presenza. Le mamme si sono trovate dall’oggi al domani senza i loro punti di riferimento, cosa che a livello emotivo genera un certo spaesamento, anche perché viene meno la possibilità di accedere a quei controlli che le tranquillizzano sul benessere del loro piccolo.

Credo per questo che sia bene insegnare loro come capire che tutto sta andando bene, che loro e il loro bambino stanno bene, che la gravidanza sta procedendo fisiologicamente nel migliore dei modi. Noi ci siamo, potete scriverci, cercarci sui social network, siamo a disposizione delle donne e delle mamme in tutto il percorso, dalla gravidanza al travaglio, facendo magari un triage telefonico a casa guidandole su quando e come andare in ospedale per evitare di andare troppo presto, e poi nel rientro a casa per affrontare insieme l’allattamento, le prime cure, la medicazione del cordone, il cambio del pannolino, sono tutte cose che si possono fare anche tramite un telefono!

Corsi online e consulenze telefoniche sono gli strumenti per farsi accompagnare durante la gravidanza ai tempi del Coronavirus.

Ansia in gravidanza: risponde la psicologa Federica Gandini

1. Come gestire l’ansia e la paura in questa condizione così particolare?

Occorre fare un inquadramento di quanto ci sta succedendo a livello psicologico. Questa situazione ha delle caratteristiche abbastanza evidenti: in primo luogo nessuno di noi per questa situazione possiede degli schemi anticipatori, sebbene l’essere umano proceda attraverso questi schemi, ovvero cerca di farsi dei modelli su come interpretare la realtà. Ma, appunto, per questa situazione noi non ne abbiamo, quindi iniziamo a registrare un primo segnale di disorientamento che può assumere il carattere di panico.

Una seconda caratteristica è che abbiamo perso buona parte dei nostri riferimenti. Pensiamo al lavoro, che per la maggior parte di noi è un aspetto fondante di quella che è l’identità personale: tantissimi di noi hanno cambiato modalità di lavoro, qualcuno lo ha ridotto, sospeso o addirittura perso.

Un altro aspetto fondante della nostra identità personale sono le relazioni interpersonali: in questo momento ci troviamo ad averle sospese in larga parte, per cui se normalmente sono fidanzata, mamma, figlia, sorella, collega, in questo momento probabilmente sarò soltanto moglie e mamma, piuttosto che solo moglie, e così via. In questo modo una buona parte della nostra identità complessa è stata tranciata da un momento all’altro.

Altra caratteristica di questo momento è che per tanti tratti può assumere le linee di un trauma collettivo. Ci troviamo anche a sperimentare un sentimento di impotenza, qualcosa che caratterizza propriamente il trauma: io mi sento impotente di fronte a una situazione perché con gli strumenti che ho sento di non riuscire a gestirla, a padroneggiarla.

Spesso questo tipo di situazioni porta ad attivare delle difese primitive, ataviche, immediate che emergono proprio con il panico e l’allerta. E questo tipo di reazioni le abbiamo viste: abbiamo visto la corsa ai supermercati, la rabbia e l’attacco verso gli altri spesso veicolato dai social network, abbiamo assistito a tante strategie di difesa disadattive.

Quello che invece dobbiamo fare è fermarci e cercare di mettere in campo delle difese adattive. Uno dei primi interventi della psicologia d’emergenza è cercare di dare conforto alle persone che subiscono un trauma: significa ristabilire un ambiente confortevole intorno a loro, che ci faccia sentire protetti, al sicuro. A maggior ragione le donne che vivono una gravidanza avranno cura di creare un ambiente protettivo anche per il loro piccolo: il concetto di nido, che è già un aspetto fondamentale per una coppia in dolce attesa, diventa ancor più importante ora perché assume anche questo significato.

Quali sono dunque gli elementi che contribuiscono a creare un nido sicuro? Molti sono i fattori: ad esempio un vestito da indossare per sentirmi bene, che sia il maglione fatto dalla nonna oppure una bella camicia fresca regalata da un’amica. Anche i colori e gli odori mandano messaggi inconsci e potenti al nostro cervello: possiamo mettere in casa dei fiori, degli incensi, degli oggetti che ci consentano di creare un ambiente delicato, protettivo. Ancora: le luci, le candele, una lampada soffusa, prendermi cura di me stessa attraverso tutti questi piccoli aspetti che nella vita normale possono sembrare delle banalità ma che in questo momento ci aiutano a ristabilire la capacità di gestire e padroneggiare la realtà intorno a noi entro un ambiente il più tranquillizzante possibile.

La creazione di un ambiente confortevole e protetto passa attraverso molteplici elementi, anche dagli indumenti e dai colori | Photo by Juan Encalada on Unsplash

Un’altra strategia importante è l’attività fisica: in una situazione in cui vivo la paura e il trauma il mio corpo automaticamente assumerà un atteggiamento difensivo, di chiusura. Questo perché la paura irrigidisce, talvolta immobilizza, ci porta alla lunga a una situazione di freezing, cioè di congelamento – oltretutto noi sperimentiamo di essere congelati per lungo tempo dentro le nostre case, entro uno spazio circoscritto e in maniera forzata. L’attività fisica serve proprio per allentare e sciogliere questa tensione.

2. La separazione e la lontananza dalle persone care possono pesare particolarmente per le future mamme. Che cosa può aiutarle ad affrontare l’isolamento?

In questo momento in cui i rapporti sociali sono sospesi, il consiglio è di utilizzare i mezzi tecnologici a disposizione per cercare di ripristinare i contatti con i propri cari. Inoltre cercare associazioni e centri che propongono attività online per donne incinte è certamente il modo migliore per essere inserita in percorsi che permettono di prendere contatto con la propria situazione, entro una rete che consenta di affrontare l’isolamento. Esistono anche percorsi psicologici gratuiti che sono stati attivati online: se la futura mamma sente che la paura e l’ansia prendono il sopravvento può far riferimento a questi servizi.

3. In questa condizione di emergenza in corso, che ruolo vengono ad assumere familiari e amici all’arrivo del neonato? Come possono essere d’aiuto pur nel rispetto delle norme igieniche e di sicurezza?

Tutti noi possiamo dedicare del tempo a chiamare un amico, i familiari, possiamo fare delle video-chiamate condivise in cui si mette il telefono sul tavolo e si spende il tempo in connessione con i propri cari. Queste e molte altre sono le possibilità che la tecnologia ci mette a disposizione per recuperare la socialità e quindi la complessità della nostra identità che abbiamo visto tranciata d’improvviso.

Il suggerimento è aguzzare l’ingegno per mantenere il contatto con le persone care: le future mamme possono decidere che una volta alla settimana o una volta al mese si scattano una foto in un angolo particolare della casa per inviarla ad amici e parenti perché vedano il pancione crescere e partecipino così al progredire della gravidanza.

Allo stesso tempo, amici e parenti possono aguzzare il loro ingegno per farsi vicini alla futura mamma: una sorella ha regalato il nostro corso pre-parto online, un appuntamento fisso nella sua settimana che le consente di conoscere altre mamme e di conoscere l’ostetrica che la sta accompagnando in questo percorso.

4. Cosa può aiutare una neo-mamma che si trova oggi a vivere insieme le difficoltà di questa emergenza sanitaria e il cambiamento profondo della sua vita familiare dato dall’arrivo di un bebè?

La gravidanza e il parto sono per loro stessa natura due momenti di profondo cambiamento e trasformazione intensa e proprio per questo contengono già al loro interno dei fattori protettivi: l’ultimo periodo di gravidanza, in particolare, per la maggior parte delle mamme segna un momento di distacco e di ritiro, per esempio dal lavoro – certo non di isolamento, ma porta la donna a volgere l’attenzione all’interno della sua casa e della sua famiglia, che è proprio ciò che questa situazione ci impone. La gravidanza ci avvia dunque a una dimensione più ritirata soprattutto nell’ultima fase.

Il consiglio per affrontare questo momento è proprio di rivolgere l’attenzione verso l’interno, prendendo contatto con la propria pancia, i piccoli movimenti fetali, cercando di scoprire qual è il carattere del proprio bimbo, quando si muove, come reagisce agli stimoli esterni, a una musica particolare… Sono aspetti che nella vita frenetica di questa nostra moderna società si perdono, ma che la situazione attuale ci consente di riscoprire e sperimentare anche con il nostro partner.

Photo credit: Adobe Stock

Sull'Autore

Irene Lodi Rizzini

Coordinatrice della redazione di Junglam, esperta di moda e laureata in letteratura, collabora con Junglam fin dagli esordi, proseguendo l’esperienza di editing e coordinamento in redazione maturata in molteplici anni di lavoro sul web.