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Mamme

10 dritte per migliorare l’autostima nei bambini

Scritto da Irene Lodi Rizzini

Promuovere e coltivare l’autostima dei bambini non vuol dire preservarli dall’insuccesso, proteggendoli da fatiche e risparmiandogli errori. Si tratta piuttosto di insegnare loro a non avere paura di fare e sperimentare.

Per parlare di autostima nei più piccoli occorre partire da un presupposto fondamentale, utile in verità anche agli adulti: l’autostima non è qualcosa che si possiede o meno, non è un contenitore da riempire per nutrire il proprio io con successi ed esiti positivi, in modo da vivere sempre felici e vincenti…

Ecco allora alcune dritte per incoraggiare i piccoli a sperimentare strategie concrete per imparare a sviluppare abilità nuove e muoversi nel mondo con fiducia.

1. Sperimentare e accettare se stessi

Possiamo considerare l’autostima come un comportamento, qualcosa che può essere appreso e che al tempo stesso consente di apprendere; è un modo di sperimentare se stessi facendo ricorso alle proprie risorse e utilizzandole al meglio per affrontare le piccole e grandi sfide quotidiane che caratterizzano il percorso di crescita di ogni bambino. In questo percorso possiamo accompagnare i bambini alla piena accettazione di sé come individui unici, caratterizzati anche da imperfezioni che però non definiscono il nostro valore di persone.

2. Amare senza condizioni

Per un bambino l’apprendimento ha luogo all’interno di relazioni affettivamente significative. L’amore incondizionato che può ricevere solo da chi lo accoglie non per quello che fa – tantomeno per quello che vorremmo facesse – è il motore del suo agire. Un bimbo che sa di essere amato e sperimenta l’amore della sua famiglia sarà in grado di comprendere il proprio valore e avere così un’immagine positiva di se stesso.

3. Lasciare spazio all’errore

Sbagliando si impara. Proprio come quando devono affrontare i compiti di scuola, l’aiuto più prezioso che possiamo dare ai bambini è quello di lasciarli fare, liberi anche di sbagliare perché consapevoli che commettere un errore non significa fallire. Dentro a ogni sbaglio, piccolo o grande che sia, si cela l’occasione di riconoscere i propri limiti e imparare a guardarli in modo benevolo. Perché svolgere bene il proprio compito nel mondo non vuol dire essere bravi in assoluto, ma saper utilizzare buone strategie per affrontare ciò a cui siamo chiamati.

4. Correre dei rischi

La conseguenza di lasciare i propri bambini liberi di sbagliare è che si corrono dei rischi. Non è semplice, anzi, forse è proprio contro l’istinto di un genitore. Vorremmo proteggerli e risparmiargli fatiche e delusioni, ma in questo modo li renderemmo solamente più dipendenti, indebolendo la consapevolezza di loro stessi, e quindi la loro autostima. Per aiutarli invece a compiere ogni passo in autonomia e sicurezza occorre che noi per primi facciamo un passo indietro. Si può allora incoraggiare i bambini a esplorare, a stringere nuove amicizie, provare nuovi sport, sperimentare nuovi sapori e cibi: tutto concorre alla loro crescita e alla costruzione di un’immagine di sé positiva e aperta.

5. Parlare e ascoltare

La comunicazione, fatta di parole e ascolto, serve a esprimere e accogliere sensazioni ed emozioni, a raccontare le proprie esperienze; serve a confrontarsi per crescere e maturare insieme; è lo strumento per discutere e risolvere i problemi o chiarire il proprio punto di vista. Dare attenzione ai bambini è fondamentale per insegnargli che i loro pensieri sono importanti e che, quando sono condivisi e comunicati agli altri, possono fruttare. I grandi possono infatti aiutarli a riconoscere le emozioni che provano, dandogli un nome e accettandole senza giudizi riduttivi, ma condividendo a loro volta i propri pensieri e sentimenti. Questo innesca il circolo del buon esempio, utile più di ogni altra cosa.

6. Raggiungere il traguardo in tappe

Una buona strategia per affrontare le sfide senza lasciarsi scoraggiare dalla fatica dell’impresa è quella di “fare a pezzi l’obiettivo” e organizzare degli step successivi, percorrendo i quali è possibile arrivare al traguardo finale. In questo modo i bambini possono sperimentare la soddisfazione della riuscita anche dentro ai limiti che si pongono, focalizzandosi di volta in volta su obiettivi consecutivi e ulteriori. Per esempio, dovendo recuperare un brutto voto a scuola sarà ben difficile prendere un 10 per risolvere tutto subito; è di certo più probabile riuscire a prendere prima un 6, poi un 7 e via di seguito, andando avanti a piccoli passi che consentono di affrontare ogni attività fino alla fine.

7. Criticare i comportamenti, mai il bambino

Quando un bambino viene ripreso e sgridato perché “si è comportato male” spesso si innesca la catena di castighi e punizioni mirate a correggere l’errore. Tuttavia con simili provvedimenti non è raro sortire effetti opposti e contrari, perché il bambino non accetta il rimprovero o non lo capisce. Soprattutto con i più piccoli è meglio spiegare quali possono essere le conseguenze delle sue azioni, senza comunicare rimprovero o giudizio, ma rispettando un atteggiamento neutro: in questo modo il bambino non smette di sentirsi accettato e accolto, e può imparare a comportarsi non per evitare punizioni o assecondare gli adulti, ma perché conosce l’effetto delle sue azioni verso di sé e verso gli altri.

8. Fare confronti intelligenti

Dire a un bambino di comportarsi come qualcun altro non è mai veramente utile a spingerlo a un miglioramento. “Perché non fai il bravo come Giovanni, che è sempre tranquillo?” Una frase del genere, più che invogliarlo a imitare il bravo Giovanni, probabilmente indebolirà la sua autostima. E se pensiamo di accrescere il suo senso di sicurezza e confidenza dicendogli invece “sei tu il più bravo di tutti”, creiamo solo una comparazione in senso assoluto, dannosa allo stesso modo perché carica di responsabilità e aspettative.

Ciò che invece può davvero contribuire a costruire una percezione positiva di sé, mantenendo intatte le differenze e i limiti di ognuno, è il confronto nella relazione concreta con gli altri. In particolare, incoraggiare i bambini a giocare e fare attività in gruppi eterogenei per età dilata la possibilità di incontrare e confrontarsi con altri bambini diversi da sé. Come in un contesto di peer education, i più piccoli saranno predisposti naturalmente ad apprendere dai più grandi, mentre nelle relazioni con i bambini più piccoli i più grandi saranno portati a interagire con empatia sviluppando anche la capacità di prendersi cura dei loro compagni.

9. Valorizzare l’impegno e i risultati

Riconoscere il frutto del proprio lavoro è più semplice quando si ottiene un successo in una qualche attività (sportiva, scolastica ecc.). Eppure i successi non sempre sono lo specchio dell’impegno che viene investito. Per questo è importante valorizzare non solo gli esiti positivi, ma le risorse dei bambini, cioè l’insieme delle loro possibilità, ciò che li renderà sempre in grado di trovare delle strategie per affrontare un’impresa. Solamente mettendosi alla prova dei fatti potranno sperimentare la bontà dei mezzi scelti e, sia davanti ai risultati positivi come a quelli percepiti negativamente, noi potremo incoraggiarli a guardare i progressi compiuti, fatti di piccoli passi successivi.

10. Dare sostegno

E infine non deve mancare il supporto necessario a ogni bambino per compiere i propri passi in autonomia e sicurezza. Ricordiamo loro che rendimento e prestazione non definiscono il valore delle persone; che è bene fare sempre il nostro meglio, ma non lo possiamo pretendere senza eccezione; che il fallimento è parte integrante della crescita di ognuno; e ancora, che migliorare le proprie abilità è possibile. Non facciamo mancare nemmeno il nostro feedback sugli strumenti e i metodi che hanno adottato e grazie ai quali sono riusciti nelle loro imprese: in questo modo li aiuteremo ad accorgersi che successo e fallimento dipendono realmente dalle strategie che sperimentano.

Sull'Autore

Irene Lodi Rizzini

Coordinatrice della redazione di Junglam, esperta di moda e laureata in letteratura, collabora con Junglam fin dagli esordi, proseguendo l’esperienza di editing e coordinamento in redazione maturata in molteplici anni di lavoro sul web.