In una società dove apparire conta più di essere, esiste una “strana” condizione per cui le persone competenti, che hanno successo per le loro conoscenze e capacità, pensano di essere dei “bluff” e ritengono di non meritare la posizione che occupano e i riconoscimenti che ricevono.
Questa dispercezione prende il nome di “sindrome dell’impostore” ed è stata descritta per la prima volta nel 1978 dalle psicologhe Pauline Rose Clance e Suzanne Imes nello studio The imposter phenomenon in high achieving women: Dynamics and therapeutic intervention.
Come riporta un articolo pubblicato di recente sull’International Journal of Behavioral Science, a soffrire in maniera più o meno importante della sindrome dell’impostore (che non rientra tra le patologie descritte nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali o DSM) è circa il 70% delle persone.
Per tale ragione, noi di Junglam abbiamo pensato di rivolgerci a Marina Osnaghi, prima Master Certified Coach italiana, per sapere di più di questa condizione e imparare a riconoscerla e ad affrontarla.
Sindrome dell’impostore: cos’è e i sintomi
La ricerca condotta 40 anni fa da Pauline Clance e Suzanne Imes ha un focus sulle donne, tuttavia la sindrome dell’impostore è trasversale a generi ed età e colpisce in modo particolare le persone con un livello di istruzione superiore e che rivestono ruoli di responsabilità. Ma quali sono i sintomi?
Marina Osnaghi spiega che si manifesta come un senso di inadeguatezza, che nasce dal pensiero di non essere all’altezza e di deludere le aspettative degli altri. Principalmente sul lavoro, ma anche nella vita privata. La Master Certified Coach osserva che la sindrome dell’impostore è la voce di una bassa autostima e di una poca fiducia in se stessi, che genera la convinzione di avere ottenuto risultati importanti e di avere successo “per fortuna” o “per caso”. E di conseguenza porta a vivere una continua condizione di paura di essere “scoperti” nel proprio “bluff“.
Per questa ragione, prosegue Marina Osnaghi, chi soffre della sindrome dell’impostore tende ad avere un atteggiamento molto critico e severo con se stesso e a sviluppare un forte senso di responsabilità e del dovere, che lo portano a spostare l’asticella sempre più in alto per non farsi “scoprire”.
Come fa notare la Master Certified Coach, l’inevitabile conseguenza di questo circolo vizioso è una condizione di intenso stress, che viene alimentato dall’overthinking e finisce con il causare stati d’ansia più o meno intensi e deteriorare la qualità della vita.
Oltre ai sintomi, a dare un’indicazione di se e quanto la sindrome dell’impostore ha un peso nella propria vita, esistono degli specifici test. La maggior parte è gratuita e disponibile online (in inglese), come quelli che si possono trovare su paulineroseclance.com, psycom.net/imposter-syndrome-quiz e testyourself.psychtests.com/testid/3803.
I rimedi per la sindrome dell’impostore
Uomo e donna. Giovane e adulto. Per lo più con un alto livello di istruzione e/o un ruolo di responsabilità. L’identikit della sindrome dell’impostore definisce un target composito e trasversale, ma con un comune problema di scarsa (o nulla) consapevolezza di sé. E come spiega Marina Osnaghi, è proprio da qui che bisogna partire per affrontare e superare la convinzione di essere un “bluff”. Ma in che modo?
La Master Certified Coach invita a lavorare sui propri sentimenti ed emozioni per imparare a conoscerli e a gestirli, fino ad avere di sé una sorta di “visione dall’alto”, priva di credenze e pregiudizi. Questo processo porta a prendere coscienza dei propri punti di forza e di debolezza e in definitiva a valutare se stessi in maniera realistica, disinnescando (almeno in parte) l’overthinking che porta a credere di “non valere” e di non meritare quello che si ha.
In modo concreto, Marina Osnaghi suggerisce di contestualizzare i pensieri limitanti, affrontando l’indefinito con il “qui e ora”. In altre parole, quando si crede di non saper fare qualcosa, la Master Certified Coach invita a silenziare la voce interiore irrazionale ripensando in maniera concreta alla propria formazione, alle proprie competenze e ai propri risultati.
Per mettere in pratica questo comportamento può essere utile identificare una figura di riferimento, ovvero una persona verso la quale si nutre stima e in cui si ripone fiducia, che possa offrire un punto di vista oggettivo e rappresentare un confronto costruttivo. In tal senso, Marina Osnaghi sottolinea che non bisogna provare vergogna di chiedere aiuto e che non c’è nulla male nel farlo. Anzi.
Ultimo ma non ultimo, per superare la sindrome dell’impostore, la Master Certified Coach ribadisce l’importanza di vivere le sconfitte come occasioni di crescita e di affrontare la vita e i suoi imprevisti con un atteggiamento resiliente.
I libri sulla sindrome dell’impostore
La sindrome dell’impostore è stata ed è tutt’ora oggetto di un’intensa attività di studio e ricerca, che prende forma in una grande quantità di articoli, pubblicazioni e libri specialistici, ma anche di genere divulgativo.
Tra questi ultimi, un testo che offre un’interessante riflessione sull’argomento è Vali più di quel che pensi di Valerie Young. E per chi ha dimestichezza con l’inglese, può senza dubbio valere la pena leggere The Impostor Phenomenon: Overcoming The Fear That Haunts Your Success (English Edition) e The Impostor Phenomenon: When Success Makes You Feel Like a Fake by Dr. Pauline Rose Clance (1986-04-01) di Pauline Rose Clance.
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