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La sindrome di Rebecca: cos’è e come affrontarla

Scritto da Patrizia Saolini

La “sindrome di Rebecca” è una definizione mutuata dalla letteratura che descrive una condizione patologica di gelosia retroattiva. In altre parole, indica la gelosia per un fantasma del passato. Come si manifesta e come può essere affrontata per uscirne?

In amore, la gelosia ha tante facce. C’è la ex moglie gelosa della nuova compagna, ma c’è anche la nuova compagna gelosa dell’ex moglie. A prima vista un paradosso, perché il matrimonio è finito e quello che c’è stato fa parte del passato. Invece, la “gelosia retroattiva” è una condizione comune e si è anche guadagnata un appellativo letterario, ovvero “sindrome di Rebecca”.

La definizione deriva dal libro Rebecca, la prima moglie (1938) della scrittrice britannica Daphne du Maurier, al quale Alfred Hitchcok si è ispirato per realizzare due anni dopo il film con lo stesso titolo interpretato da Laurence Olivier e Joan Fontaine.

Senza fare spoiler, il romanzo (e la pellicola) racconta la storia di una giovane donna che sposa un ricco e sofisticato proprietario terriero inglese e si ritrova a fare i conti con il “fantasma” della prima moglie, morta in un incidente in mare. Ben presto, la seconda “signora de Winter” finisce risucchiata in un vortice di pensieri ossessivi sulla misteriosa Rebecca, descritta come una donna bellissima, intelligente, emancipata e piena di fascino, e viene schiacciata dal peso del confronto con una persona che non c’è più, non ha mai conosciuto e alla quale lei stessa ha dato forma nutrendosi di sussurri, insicurezza e paura…

Cos’è la “sindrome di Rebecca”

Per calarsi del tutto nella metafora letteraria, la sindrome di Rebecca è la gelosia di un fantasma (o più di uno). Le persone che vivono questa condizione sono gelose del passato sentimentale e sessuale del partner e pensano di continuo ai suoi ex e alle storie che ha vissuto.

La gelosia assume una forma patologica ed è alimentata dalla reale conoscenza della o del rivale (che comunque non giustifica l’ossessione), ma anche (spesso e volentieri) da un insieme di idee e convinzioni che non trovano alcun ricontro nella realtà. In altre parole, chi soffre della sindrome di Rebecca non di rado (per non dire spesso) è geloso di qualcuno che non conosce, non ha mai visto e di cui si è costruito un’immagine personalissima, basandosi sul sentito dire, su informazioni raccolte qua e là, su sensazione e su interpretazioni arbitrarie.

Ma cosa scatena la gelosia retroattiva? Le principali cause dietro alla sindrome di Rebecca sono una scarsa autostima, una forte insicurezza che genera un marcato senso di inferiorità e un atteggiamento possessivo morboso. Ma anche le sovrastrutture della società e i modelli culturali influiscono su questa condizione. In tal senso, le donne subiscono il retaggio patriarcale di dover dimostrare di essere “la migliore”, “la prescelta”, e di essere costrette ad affermare il proprio valore in una continua competizione. Invece, gli uomini tendono a vivere la gelosia retroattiva sul piano carnale e a soffrire il confronto con “l’altro” in termini di non esclusività e di affermazione della propria virilità.

In tutti i casi, la sindrome di Rebecca ha effetti deflagranti. La gelosia retroattiva alimenta l’insicurezza e il senso di inferiorità, genera un sentimento di rabbia sorda, provoca frustrazione e tristezza e può sfociare in vera e propria depressione. Inoltre, ha (inevitabilmente) conseguenze sulla quotidianità e sul rapporto di coppia, creando una condizione di insoddisfazione, risentimento e tensione che può portare alla fine della relazione.

La sindrome di Rebecca è la gelosia di un fantasma del passato

Come affrontare la sindrome di Rebecca

L’unico modo per affrontare la sindrome di Rebecca (e uscirne) è guardarla in faccia. In altre parole, per liberarsi della gelosia reatroattiva è necessario riconoscere di provarla. Ammettere con se stessi di essere gelosi del o degli ex del partner permette di dare una forma concreta al problema e di stabilire una strategia per risolverlo.

Il secondo passo consiste nel parlare con il compagno/la compagna e nel “tirare fuori” con onestà e calma le questioni irrisolte e gli atteggiamenti, i comportamenti e le situazioni che generano sfiducia, risentimento e tensione.

Lo step successivo diventa quello di superare il passato (con il suo carico di insicurezza, incomprensioni, rabbia e litigi) e di vivere nel presente.

Come guarire dalla sindrome di Rebecca

Come si cura la sindrome di Rebecca? Senza dubbio, il dialogo interiore e con il partner hanno un grande valore nell’affrontare con successo la gelosia retroattiva e uscire dal suo circolo vizioso di pensieri ossessivi. E così l’azione di accogliere la realtà (per esempio, instaurando un rapporto positivo con i figli di primo letto del partner).

Tuttavia, a volte può non essere possibile superare la sindrome di Rebecca con le (sole) proprie forze. Quando l’overthinking assume una forma totalizzante e rabbia, paura, frustrazione e tristezza diventano soverchianti al punto di togliere interesse, energia e motivazione anche per le cose più semplici, il consiglio è di rivolgersi a uno specialista per affrontare un adeguato percorso terapeutico.

Photo cover credits: Adobe Stock

Photo text credits: Denys Argyriou on Unsplash

Sull'Autore

Patrizia Saolini

Executive editor e corrispondente estera di JunGlam.com. Scrive dal 2010 su riviste di moda, beauty e lifestyle. Giornalista, Chief Happiness Officer e Life Coach con un Master di primo livello in Life Coaching riconosciuto dal Miur. É autrice di quattro libri sul retail coaching e l'ideatrice del marchio Retail Coach®. Per Junglam segue le maggiori fashion week internazionali e gli eventi lifestyle in Italia e all'estero, oltre che dedicarsi alla rubrica di Life Coach.