Un licenziamento. La maternità. Una lunga malattia. L’anno sabbatico. Qualunque sia la ragione, vi trovate nella condizione di rientrare nel mercato del lavoro dopo tanto tempo e la prospettiva vi preoccupa. Anzi, per dirla tutta, vi spaventa non poco.
Riprendere le vecchie abitudini, ritrovare i colleghi o ricominciare da capo vi sembrano ostacoli insormontabili. Ma a parlare è il vostro io sabotatore. In realtà, non c’è nulla che non possiate affrontare.
Per capire come superare i limiti interiori e pianificare una strategia vincente, noi di Junglam abbiamo chiesto alcuni consigli a Marina Osnaghi, Business Coach e prima Master Certified Coach italiana.
Come tornare al lavoro? Il primo passo è avere le idee chiare
Dopo anni di lungo e onorato servizio, la vostra azienda vi ha lasciato a casa. All’inizio pensavate che con la vostra professionalità non avreste fatto fatica a trovare un nuovo impiego. Ma a distanza di tempo siete ancora senza lavoro. In questa fase, il rischio concreto è che perdiate di vista voi stessi, quello che sapete fare e il vostro obiettivo, nella affannosa ricerca di un posto qualsiasi.
Marina Osnaghi mette in guardia dalla tentazione di rispondere a ogni annuncio e invita ad amministrare con saggezza tempo ed energia. Fermatevi e fate chiarezza su cosa volete davvero. Per capirlo, provate a chiedervi:
- Quali sono le mie priorità?
- Quali obiettivi voglio raggiungere?
- Quale contributo voglio dare con il mio lavoro?
Siate positivi, ma realistici. Stabilite i compromessi che potete accettare e i limiti sotto i quali non siete disposti a scendere.
La strategia della pesca a strascico può portarvi dei colloqui e forse anche un nuovo impiego. Ma siete sicuri che accettare un lavoro molto lontano da voi, dalle vostre competenze e dalle vostre ambizioni sia una buona idea?
Le buone pratiche per rientrare al lavoro dopo tanto tempo
La consapevolezza del vostro obiettivo è un ottimo punto di partenza. Ma da sola non basta per pianificare una strategia efficace per rientrare nel mondo del lavoro. Un altro aspetto molto importante è riconoscere i vostri punti deboli (personali e professionali).
Per riuscirci, Marina Osnaghi suggerisce di pensare alle situazioni in cui non avete raggiunto il risultato atteso e chiedervi:
- Cosa mi è mancato per raggiungere l’obiettivo?
- Cosa avrei potuto fare di diverso?
Capire quali sono le vostre lacune vi permette di intervenire per colmarle (per esempio, seguendo dei corsi di aggiornamento) e aumenta le vostre possibilità di ricollocarvi.
Sotto questo punto di vista, i colloqui rappresentano una grande occasione per fare un bilancio realistico delle vostre competenze e abilità. Non vivete il fatto di non corripondere alle aspettative del selezionatore come una sconfitta, ma come un’opportunità per migliorarvi.
Il job profile dei recruiter definisce strong e soft skills del candidato ideale per un dato ruolo e il colloquio vi permette di capire quali possedete e quali vi mancano. In ultima istanza, vi restituisce un’analisi (quasi) perfetta di cosa vi serve per ottenere il lavoro che desiderate.
Come rientrare a lavoro dopo la maternità o una lunga malattia
Rientrare a lavoro dopo la maternità o una lunga malattia non presenta la fatica e lo stress di ricominciare da capo in un posto nuovo. Ma paradossalmente a creare preoccupazione è il fatto di riprendere il vecchio ruolo nello stesso ufficio.
Marina Osnaghi mette in guardia dal farvi travolgere da problemi che non hanno fondamento reale, ma danno voce ai vostri pregiudizi, ai vostri limiti e alle vostre paure. Pensare che i colleghi o il capo possano essere ostili con voi non significa che lo siano. Dubitare di sapere ancora svolgere il vostro lavoro non vuole dire che non siate più capaci.
La ruminazione mentale è la conseguenza del non sapere come stanno davvero le cose. Per evitare di cadere nella sua trappola, riprendete contatto con l’ufficio e il lavoro prima del termine della maternità o della mutua. In questo modo, verrete a conoscenza di eventuali criticità e potrete affrontarle nei tempi e nei modi adeguati, evitando che vi cadano addosso tutte insieme al vostro rientro.
Un’altra insidia del percorso di reinserimento è volere tornare subito a essere performanti come eravate quando siete andati in congedo. Un periodo di rodaggio è naturale e inevitabile. Fate di “consapevolezza” e “pazienza” le vostre parole guida e non trasformate la normale difficoltà di ricominciare nella prova che non sapete fare (più) niente.
Allo stesso modo, non cadete nella trappola dei sensi di colpa. Non sentitevi in dovere di “recuperare il tempo perduto” e di dire di sì a tutte le richieste che vi vengono fatte. Mostrate rispetto per voi stessi e per il vostro lavoro (e di conseguenza per i vostri colleghi, il vostro capo e il loro lavoro) e mettete i paletti che sono necessari.
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