Riccardo Scamarcio alla sua prima volta a Pitti Uomo 92. L’attore italiano è arrivato a Firenze come ospite d’eccezione di F**K, marchio pugliese di beachwear che ha proposto le sue novità 2018 sulle tendenze costumi. Amico fraterno del titolare del brand Francesco Giorgio, ha raccontato alla stampa cos’è per lui la moda, qual è il ruolo dell’attore e perché non lascerà mai l’Italia per un altro paese. Riccardo Scamarcio al momento di Pitti Uomo si trovava già in Toscana, a Todi, per le riprese del film thriller con protagonisti Emily Ratajkowski e Paul Aaron, a cui anche l’attore italiano prende parte.
Come vede la sua storia e il suo percorso?
Da una cittadina di provincia sono riuscito a formarmi, la mia storia è una storia semplice, però vera, che ha funzionato. Non sono figlio di nessuno, se non di mio padre che mi ha insegnato un sacco di cose belle e di questi amici pazzi, che hanno fatto un brand che si chiama F**K che dice tutto! (ride) Ci vuole un po’ di follia, ci vuole il coraggio ogni tanto di mandare a ***, in modo costruttivo, in una forma di ribellione, sostanzialmente a se stessi, dobbiamo ribellarci a noi stessi. E’ il fatto di asserire la propria insostituibilità e unicità, che è una cosa importante, mentre mi sembra che la tendenza sia a omologare, a farci credere che siamo tutti sostituibili quando questo non è vero. Quindi diciamo che gli attori hanno a che fare con l’ordine e il potere costituito, però noi abbiamo una chiave in più, la maschera, e possiamo mettere il re nudo, quando però c’è il coraggio, la volontà e la libertà mentale di quello che fai, quindi l’invito che faccio a tutti voi è di ribellarvi.
Cos’è per lei la moda nella vita privata?
Per me è un pantalone classico, la scarpa di cuoio elegante, il calzino lungo in cotone scozzese e una camicia o una maglietta e una giacca. Tutto blu o nero. Con un costume F**K se vado al mare!
Lascerebbe mai l’Italia?
Mi sento molto italiano, lavoro fuori, all’estero, però non posso pensare di lasciare l’Italia. Non c’è nessun altro posto al mondo dove voglio vivere. E’ l’ombelico del mondo questo e il centro d’Italia è l’ombelico dell’ombelico. Abbiamo un equilibrio strano in Italia, devo dire che dobbiamo stare attenti perché c’è un attacco culturale violento a questa sapienza italiana. Si può aggiustare: aggiustiamolo! Invece ci vogliono far pensare che non è possibile. L’Italia ha prodotto delle saggezze, delle persone, degli esseri umani che in primo luogo sono solidali, perché questo è il punto fondamentale, una forma di autogestione, di autarchia. Nonostante tutto questo è un popolo molto, molto umano. Stiamo attenti a non perdere la nostra umanità, che è il valore più importante che abbiamo.
Monicelli ha detto che gli attori sono persone un po’ disturbate, cosa ne pensa?
Che aveva ragione! Gli attori dovrebbero essere dei medium, in teoria dovrebbero mettere in contatto con gli dei, secondo una visione ellenica della vita, in una forma di trascendenza che porta la gente al trascendentale, al mistico, al mistero. Questo è l’attore, altrimenti siamo replicanti della prosa, ma chi se importa delle parole. L’intelligenza se prescinde dalla sensibilità non mi interessa.