Inconsueto e molto interessante il tema della mostra inaugurata l’8 ottobre a Palazzo Morando.
Ispirata alla leggenda di Fata Morgana e all’omonimo poema di André Breton, poeta e teorico del surrealismo, la mostra, curata da Massimiliano Gioni, Daniel Birnbaum e Marta Papini, presenta le opere di scrittori, medium, mistici, ipnotisti, chiromanti, filosofi, veggenti e artisti contemporanei i cui lavori e le cui storie personali danno vita a un dialogo su un’arte nata sotto l’influenza di fenomeni paranormali, sedute spiritiche, esperienze medianiche, estasi e automatismi.
Oltre alle splendide e notissime opere surrealiste e dadaiste di Man Ray e di Marcel Duchamp e a un delicatissimo disegno di Victor Hugo che rivela una singolare intensità spiritista, è interessante notare che le opere esposte sono in buona parte di autrici donne, così come sono donne le principali protagoniste delle foto che ritraggono medium durante le sedute spiritiche, soggetti in trance o durante la produzione di ectoplasma, o dei video in cui affermano che “high is bold”, come se i poteri medianici, lo stato di trance o di ipnosi, o anche di alterazione percettiva attraverso l’assunzione di sostanze psicotrope, possano fungere da portali creativi e permettere al soggetto di trascendere le barriere del “normale” liberandosi da qualsiasi limite, costrizione o pregiudizio per operare in uno stato di “automatismo psichico”, concetto chiave della poetica surrealista esplorata da Breton.

Hilma af Klint, Primordial Chaos, The WU/Rose Series, Group 1. Photo The Moderna Museet, Stockholm, Sweden courtesy of the Hilma af Klint Foundation
Centrale in questo contesto l’opera di Hilma af Klint, artista svedese che produsse dagli inizi del secolo scorso, sotto l’influenza di sedute spiritiche ed esperienze medianiche, opere caratterizzate da un singolare astrattismo e simbolismo, quasi un’anticipazione di ciò che Kandinsky o Mondrian avrebbero espresso poco dopo, e che purtroppo rimasero nell’ombra per volontà della stessa autrice che lasciò scritto che le sue opere dovessero rimanere non esposte sino a venti anni dopo la sua morte.
Interessante anche il lavoro della naturopata e guaritrice svizzera Emma Kunz le cui opere, astratte, geometriche, quasi dei Mandala, venivano prodotte come visioni di campi energetici dai quali l’autrice poteva formulare diagnosi per i suoi pazienti. Curioso notare che anche la Kunz non volle che le sue opere fossero mostrate in pubblico finché lei non fosse passata a miglior vita.
Liriche e delicatissime le opere di Anna Zemánková, artista autodidatta nata in Moravia, con fiori fantastici e immaginari che si librano al vento a esprimere pensieri radicati nella sua sfera interiore.
I “Fiori di Carne”, sviluppati intorno al 1970 da Judy Chicago, esprimono quella che la stessa autrice chiama iconografia ginocentrica, che combina riferimenti anatomici a figure femminili storiche e mitologiche.

Carol Rama, Opera n. 54. Photo Archivio Carol Rama, Torino
In conclusione, una menzione dello splendido lavoro di Carol Rama, che con il suo originalissimo stile esplorò temi legati ai corpi mistici nella maniera intensa, viscerale e liberamente impudica che caratterizza tutta la sua opera.
Insomma una mostra densa di elementi originali in artisti notissimi e che apre alla scoperta di forme di espressione altre rispetto a quelle dell’arte ufficiale.
L’arte medianica è infatti spesso stata considerata non una vera arte, ovvero “un’arte per l’arte” senza altri fini che l’arte stessa, ma un’espressione elaborata con fini precisi come curare mali, influenzare il corso degli eventi, predire il futuro o anche solo come strumento salvifico e portatore di pace.
La mostra, ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi per Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, è visitabile tutti i giorni tranne il lunedì dal 9 ottobre al 30 novembre 2025.
Cover photo Chiara Fumai, The Book of Evil Spirits. Courtesy Archivio Chiara Fumai