A volte arriva dopo un evento traumatico. A volte prende forma dal nulla, in una giornata come tante (troppe) altre. Ma ha sempre un effetto straniante e dirompente. L’elemento di disturbo è un pensiero o per meglio dire una domanda: “Chi sono? Cosa sto facendo?“. E la risposta è un destabilizzante: “Non lo so“.
Se vi riconoscete in questa situazione, è arrivato il momento di riprendere in mano la vostra vita e ritrovare voi stessi. Noi di Junglam abbiamo chiesto alla Business Coach e prima Master Coach italiana Marina Osnaghi alcuni suggerimenti e consigli per riuscirci.
Da dove iniziare per ritrovare se stessi
La scoperta di essere in balia degli eventi e di vivere una vita che non si sente propria viene spesso descritta come un “fulmine a ciel sereno”. Ma non è così. Come osserva Marina Osnaghi, i segnali ci sono sempre. Il punto è che non si riesce (o non si vuole) riconoscerli.
La stanchezza cronica, la mancanza di interessi e motivazione, l’ansia, l’insoddisfazione, la rabbia, la tristezza sono campanelli d’allarme di qualcosa che non va. E molto spesso il disagio è dovuto al fatto di camminare lungo una strada che non è quella che si vuole. Per questa ragione, la Master Coach spiega che il primo e fondamentale passo per ritrovare se stessi consiste nel prestare attenzione ai messaggi che inviano la mente e il corpo.
Il senso di responsabilità (più spesso di colpa), la pressione di una società iper competitiva, il bisogno di essere accettati e amati e la paura di non essere all’altezza spingono a ignorare e reprimere i desideri e le esigenze del proprio io più profondo. Ma come fa notare Marina Osnaghi, fingere che non ci siano problemi o negare che esistano tout court è come spazzare la polvere sotto il tappeto. La casa sembra in ordine, ma di fatto non lo è e a un certo punto il tappeto non basta più a “salvare le apparenze”. Ma quali apparenze bisogna salvare e perché?
La Master Coach invita a riflettere su come molti comportamenti vengono adottati per rispondere ad aspettative (vere e presunte) che non hanno nulla a che fare con quello che si vuole davvero. Anzi, spesso tradiscono e calpestano i propri valori, sogni e bisogni. Di conseguenza, riconoscere ciò che si crede di dover essere da ciò che si vuole essere diventa uno snodo cruciale nel processo per ritrovare se stessi.
Come agire per ritrovare se stessi
Per ritrovare se stessi, bisogna (ri)entrare in collegamento con se stessi. L’affermazione può sembrare un paradosso, ma non lo è. Come chiarisce Marina Osnaghi, vuol dire che bisogna liberarsi delle interferenze esterne e (ri)mettersi in ascolto delle proprie esigenze e dei propri desideri. Ma in che modo?
La Master Coach suggerisce un esercizio semplice ed efficace, che consiste nel pensare a cosa si vorrebbe essere e fare davvero, se si fosse liberi dalla paura delle conseguenze. Questa riflessione porta a identificare le credenze interiori e i condizionamenti esterni che spingono a comportarsi e agire in una certa maniera per vivere senza (troppi) scossoni. Non solo. Definisce anche la propria realtà ideale, ovvero la propria visione esistenziale.
Tuttavia, mettere a fuoco i propri obiettivi non basta a ritrovare se stessi. Il (necessario) passo successivo consiste nel prendere coscienza di quanto si è distanti da essi. Fare i conti con ciò che si sogna(va) e ciò che si è può risultare molto doloroso, ma è assolutamente necessario per andare avanti. Marina Osnaghi spiega che affrontare con onestà i propri limiti e fallimenti è la chiave per non ricadere negli schemi mentali e nei comportamenti che hanno portato ad allontanarsi dal proprio io più vero e stabilisce una sorta di punto zero.
Come chiarisce la Master Coach, la consapevolezza di sé, delle proprie necessità e dei propri obiettivi non è un traguardo, ma un punto di partenza. Per ritrovare se stessi, è necessario agire in maniera coerente al proprio sistema di valori. E questo significa uscire dalla comfort zone, abbandonare le vecchie abitudini e abbracciare il cambiamento.
Cosa significa ritrovare se stessi
Ritrovare se stessi è un processo che conduce a vivere in maniera coerente con ciò che si è e si vuole e questo approccio ha un effetto positivo non solo sulla propria esistenza, ma anche su quella delle persone intorno. La presa di coscienza di sé libera dalle credenze limitanti e dai pregiudizi e apre la strada a molteplici possibilità.
Marina Osnaghi osserva che la consapevolezza di sè e della propria visione esistenziale porta a utilizzare in maniera più efficace il tempo, a creare relazioni positive e ispiranti (nella sfera privata come in quella professionale) e a riconoscere e cogliere le opportunità. La realtà e il domani diventano qualcosa da scoprire e vivere con fiducia anziché con paura e la felicità assume contorni reali ed entra a fare parte del quotidiano.
In altre parole, ritrovare se stessi significa assumersi la responsabilità di sé e della propria esistenza e questo comportamento conduce a “essere” nel qui e ora e a vivere in maniera piena.
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