La pandemia di Coronavirus ha cambiato profondamente (se non in maniera permanente, almeno per lungo tempo) le abitudini di tutti. Il lockdown e il distanziamento sociale hanno avuto conseguenze sul modo di vivere e di lavorare, oltre che sulla salute fisica e mentale. E i loro effetti continuano a riverberare anche dopo la fine della fase acuta dell’emergenza.
Tra i tanti strascichi lasciati dall’epidemia globale sta emergendo con forza una forma di esaurimento legata alla gestione dei figli, che è già stata ribattezzata parental burnout post Covid-19.
Cos’è il parental burnout
Il concetto di parental burnout non è nuovo tra gli addetti ai lavori. Come scrive Ansa in un articolo di qualche tempo fa, uno studio condotto nel 2019 dalla Université Catholique de Louvain (UCLouvain), in Belgio, e pubblicato sulla rivista Clinical Psychological Science, lo identifica come una sorta di intenso esaurimento causato dallo stress di essere genitori “perfetti”, che conduce a provare una forma di distacco dai figli e a mettere in dubbio i propri sentimenti e le proprie capacità accudenti.
I padri e le madri colpiti da parental burnout possono manifestare pensieri di fuga e abbandono e comportamenti violenti a livello verbale, fisico e psicologico (da soli o in combinazioni variabili) e di solito sono bloccati in un loop di esaurimento e trascuratezza che si autolimenta.
Come osserva il New York Times in un articolo dedicato all’argomento, è importante notare che il parental burnout è un “fenomeno psicologico definito” e non va confuso con una generica condizione di stress o esaurimento. Più nel dettaglio, si è di fronte a uno stato patologico quando un genitore è così esausto da non riuscire ad alzarsi dal letto la mattina, è emotivamente distaccato dai propri figli, non prova alcun piacere o gioia nel suo ruolo e presenta un “marcato cambiamento” nel modo in cui si comporta e agisce nei confronti dei suoi bambini o ragazzi.
Cos’è il parental burnout post Covid-19
La pandemia di Coronavirus ha portato all’insorgere di una forma di esaurimento genitoriale che è stata definita parental burnout post Covid-19. In questo caso, ad agire come combustile non è solo l’ansia da prestazione, ma anche lo stress causato dal lockdown e dalle misure di contenimento per contrastare la diffusione del contagio.
In altre parole, madri e padri si sono trovati a gestire i figli 24 ore su 24, 7 giorni su 7, nella maggior parte dei casi senza alcun tipo di aiuto. Ma non solo. Mentre affrontavano la didattica online e i compiti e organizzavano il tempo libero di bambini e ragazzi, alcuni genitori sono stati catapultati nella nuova esperienza dello smart working, altri hanno continuato a lavorare fuori casa (con la paura di ammalarsi e di portare il contagio in famiglia) e altri ancora hanno dovuto fare i conti con la perdita del lavoro.
Questa combinazione di fattori ansiogeni e depauperanti sotto l’aspetto emotivo e fisico ha portato a una diffusa e trasversale condizione di esaurimento.
Come riporta il New York Times, un sondaggio dal titolo Stress in the Time of Covid-19, condotto negli USA da Harris Poll per conto dell’American Psychological Association (APA) dal 24 aprile al 4 maggio, ha rilevato che il 46% dei genitori con figli di età inferiore ai 18 anni ha dichiarato di vivere una condizione di “stress elevato” (mentre per gli adulti senza figli la percentuale scendeva al 28%). E in un altro sondaggio realizzato direttamente dall’APA dal 21 maggio a 3 giugno, il 69% dei genitori ha detto di non vedere l’ora che finisse l’anno scolastico, il 60% che ha lottato per tenere occupati i propri figli e un altro 60% che non sapeva come avrebbe fatto a intrattenerli per tutta l’estate.
Perché dopo avere esaurito (o quasi) le forze fisiche e mentali durante il lockdown, per tantissimi madri e padri si è palesato (anche) il problema di affrontare le vacanze dei figli senza la possibilità di contare su centri estivi e attività didattiche e ricreative di vario genere. Per non parlare del fatto che sulla ripresa della scuola in autunno gravano diverse incognite e molteplici condizioni ben poco rassicuranti per i genitori (per esempio, gli ingressi scaglionati e la didattica mista), che rischiano di innescare un domino di licenziamenti e peggiori condizioni economiche e sociali.
Al momento, l’impatto del parental burnout post Covid-19 non è completamente definibile, né quantificabile con certezza. Ma l’esaurimento dei genitori e il suo effetto sul loro comportamento nei confronti dei figli avrnno inevitabili conseguenze sulla crescita di un’intera generazione di bambini e ragazzi, con conseguenze tutte da verificare.
Come affrontare il parental burnout post Covid-19
Il parental burnout post Covid-19 può degenerare in situazioni estreme. In questo senso, quando ogni cosa – anche la più piccola – sembra un ostacolo enorme e impossibile da affrontare, la quotidianità diventa un peso insopportabile, insorgono “sentimenti estremi di disperazione e inutilità” e pensieri di nuocere a sé stessi o ad altri, il consiglio degli specialisti è di chiedere aiuto e rivolgersi a un professionista.
Nei casi meno gravi, è possibile affrontare il parental burnout post Covid-19 e contenere i suoi effetti mettendo in pratica alcune strategie.
Nell’articolo del New York Times, l’assistente sociale e Parental Coach Nina Essel spiega che un modo per mantenere il livello di stress sotto controllo consiste nello stabilire le priorità della famiglia. In altre parole, la specialista invita i genitori a decidere insieme ai figli le attività non negoziabili, quelle che si vuole che accadano e quelle che si vorrebbe che accadessero. Questa pianificazione allinea le aspettative dei membri della famiglia e porta a rispettare con maggiore facilità impegni, scadenze e orari, con conseguenze positive per il benessere di tutti.
Invece, il dottor Pooja Lakshmin, Clinical Assistant Professor di Psichiatria presso la George Washington University School of Medicine and Health Sciences, esorta i genitori a “forzare il cervello a pensare agli aspetti positivi, non importa quanto piccoli siano”. Il suo consiglio è di tenere un diario in cui scrivere ogni sera le cose in cui si è fatto bene come padri e madri.
Non ultimo, in un articolo del sito specialistico Healthline, lo psichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza Pavan Madan spiega che i genitori possono prevenire il parental burnout stabilendo un “migliore equilibrio” tra il tempo per la famiglia e per sé stessi e dando ai figli una routine certa e definita (ma all’interno della quale le singole attività possono variare).
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