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Margulies Collection al Warehouse durante Art Basel Miami 2025

Italian Art 1970 – 2024
Scritto da Patrizia Saolini

Scopri le mostre della Margulies Collection durante Art Basel Miami Week 2025: Pop Art, Lewis Hine e Arte Povera in un percorso tra storia, innovazione e impegno culturale.

Durante Art Basel Miami Week 2025, The Margulies Collection at the Warehouse riafferma il suo ruolo di istituzione ormai imprescindibile nel panorama culturale internazionale. Tra installazioni storiche, fotografie iconiche e opere che hanno rivoluzionato il linguaggio artistico europeo, la nuova stagione espositiva offre un percorso ricco, denso e profondamente significativo. Pop Art, fotografia sociale e Arte Povera diventano i tre assi portanti di un itinerario pensato per chi desidera comprendere l’evoluzione dell’arte degli ultimi decenni, non solo come espressione estetica, ma come vero e proprio strumento di indagine sulla società. Il Warehouse, con il suo carattere industriale e la sua identità di hub culturale, si conferma ancora una volta un luogo di apprendimento attivo, dove passato e presente dialogano con sorprendente vitalità.

L’eredità della Pop Art e l’impatto delle immagini sociali

La nuova stagione si apre con una poderosa selezione di opere appartenenti al cuore pulsante della Pop Art, provenienti dalla prestigiosa collezione Margulies. Il percorso attraversa tre decenni, dagli anni ’60 ai ’90, mostrando come un linguaggio nato per rispondere al boom dei consumi del dopoguerra sia rimasto potente e rilevante nel tempo. Roy Lichtenstein, con l’iconico Hot Dog del 1963, ricrea manualmente l’effetto dei Ben-Day dots, ribaltando il concetto di riproduzione meccanica e trasformandolo in gesto pittorico. Allo stesso modo, Jasper Johns trasforma i suoi numeri “0–9” in sculture dense, quasi tattili, capaci di dare tridimensionalità a simboli universali.

Roy LichtensteinHot Dog

Roy Lichtenstein, Hot Dog, 1963. Collection Martin Z. Margulies

Un altro momento forte è rappresentato da Subway (1968) di George Segal, dove un vero vagone della metropolitana di New York recuperato da un deposito di rottami diventa palcoscenico per una figura femminile in gesso, sospesa in una quotidianità solitaria e silenziosa. Il dialogo tra oggetti reali e figure scultoree crea un climax emotivo che ancora oggi colpisce per immediatezza e autenticità.

Non mancano naturalmente le opere di Andy Warhol, le sue celebri scatole Brillo e Campbell’s che hanno ridefinito il concetto di arte-merce e la forza della riproducibilità. Insieme a lavori di Wesselmann, Rosenquist, Chamberlain e Segal, queste opere testimoniano una rivoluzione culturale che ha portato l’arte fuori dai salotti e dentro la vita quotidiana, anticipando molte dinamiche della comunicazione visiva contemporanea, dai social network alle campagne pubblicitarie immersive.

Lewis Hine

Lewis Hine, Noon Hour in an Indianapolis Cannery, 1908. Collection Martin Z. Margulies

Accanto all’esplosione di colori pop, la mostra Records of the Past: Lewis Hine Child Labor Photographs introduce un registro completamente diverso, più intimo e potente. Con 60 fotografie provenienti dal National Child Labor Committee, Lewis Hine documenta condizioni di lavoro in cui bambini e adolescenti erano costretti a turni duri e faticosi in fabbriche e filande dei primi anni del Novecento. Le immagini, accompagnate dalle annotazioni originali sul retro, raccontano storie di resilienza, vulnerabilità e ingiustizia sociale. La forza di questi scatti non risiede solo nel loro valore estetico, ma soprattutto nel loro impatto storico: Hine utilizzò la fotografia come arma per modificare la percezione pubblica e promuovere riforme legislative. In un contesto come Art Basel, dove l’attenzione è spesso rivolta al mercato e alla spettacolarità, questa sezione della collezione introduce una riflessione necessaria: l’arte può cambiare la società e la fotografia può essere testimonianza, denuncia e memoria.

Arte Povera e contemporaneità italiana

La terza grande area espositiva è dedicata all’Arte Povera e alle sue evoluzioni contemporanee. La Margulies Collection offre un’ampia panoramica su questa corrente che, a partire dagli anni ’60, scelse materiali “poveri” ed effimeri per sovvertire le convenzioni dell’arte tradizionale. Jannis Kounellis, Mario Merz, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Gilberto Zorio e Michelangelo Pistoletto sono solo alcuni dei protagonisti rappresentati nella mostra, insieme a una nuova generazione di artisti che continua a rinnovare la ricerca materica e concettuale.

Un’opera particolarmente significativa è la nuova installazione di Michelangelo Pistoletto, parte della serie Color and Light (2024), dove jute, specchi e pittura si intrecciano in un gioco di rimandi luminosi all’interno di una cornice dorata. Il dialogo tra quest’opera e Twenty-Two Less One del 2009, nella quale Pistoletto aveva distrutto specchi davanti al pubblico della Biennale di Venezia, permette di leggere l’evoluzione del suo pensiero sulla riflessione fisica e simbolica come strumento di consapevolezza.

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Michelangelo Pistoletto, Color and Light, 2024. Collection Martin Z. Margulies

Non meno suggestivi sono i lavori di Pier Paolo Calzolari, tra cui un motore di frigorifero brinato del 1971 e le opere più recenti realizzate con sale, conchiglie, legno e fiamma. Le sue installazioni evocano una dimensione sospesa, quasi rituale, in cui la materia vive, si trasforma e dialoga con lo spazio circostante.

La sezione dedicata all’arte italiana sottolinea la volontà della Margulies Collection di costruire un ponte tra heritage europeo e ricerca contemporanea, offrendo ai visitatori un’occasione rara per osservare la continuità, o le rotture, tra generazioni artistiche diverse. In questo contesto, opere di Bertozzi & Casoni, Mimmo Paladino, Maurizio Pellegrin e altri artisti arricchiscono una narrazione complessa, fatta di sperimentazione, simboli e materie vive.

Il percorso si completa con le installazioni permanenti di grandi scultori come Anselm Kiefer, Mark di Suvero, William Tucker, Marco Bagnoli e Do Ho Suh, che contribuiscono a rendere il Warehouse non solo uno spazio espositivo, ma un paesaggio di forme, pesi e volumi sempre in dialogo tra loro.

Cover photo Italian Art 1970 – 2024 by Phillip Karp

Sull'Autore

Patrizia Saolini

Executive editor e corrispondente estera di JunGlam.com. Scrive dal 2010 su riviste di moda, beauty e lifestyle. Giornalista, Chief Happiness Officer e Life Coach con un Master di primo livello in Life Coaching riconosciuto dal Miur. É autrice di quattro libri sul retail coaching e l'ideatrice del marchio Retail Coach®. Per Junglam segue le maggiori fashion week internazionali e gli eventi lifestyle in Italia e all'estero, oltre che dedicarsi alla rubrica di Life Coach.